MALEDETTO APPENNINO RECENSIONI
'MALEDETTO APPENNINO' I 5 MESI D'INFERNO DEI VIGILI DEL FUOCO
Storie pompieri in libro responsabile comunicazione in emergenza
MATTEO GUIDELLI, ANSA, 17/08/2017
(ANSA) - ROMA, 17 AGO - Ci sono le lacrime di Fausto Gentili che riporta alla vita un uomo
strappandolo alle macerie di Fonte del Campo e dopo dieci ore d'intervento si concede "il
pasto degli eroi": pane e acqua. E c'è il desiderio più profondo di Angelo Moroni, che dal cratere
di Pescara del Tronto estrae le due sorelline di 9 e 5 anni, la prima morta, la seconda in vita:
"Cosa speri per lei? Che si dimentichi di me. Solo questo". 'Maledetto Appennino' è il libro che
racconta i cinque mesi d'inferno che migliaia di Vigili del fuoco italiani hanno vissuto dal 24
agosto dell'anno scorso, il giorno della prima scossa, al 19 gennaio del 2017, quando una valanga
si è abbattuta sull'hotel Rigopiano.
Cinque mesi senza tregua, di fatica e dolore, ma anche di gioia per le decine di persone
che, grazie al loro lavoro, sono sopravvissute ai crolli che hanno devastato il centro Italia.
Lo ha scritto con l'editore Castelvecchi Luca Cari, il responsabile della Comunicazione in
emergenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco per dire grazie a tutti i pompieri. Perché,
come scrive lui stesso, "per quello che vedo fare a tutti loro ogni giorno a favore della
collettività, credo che ciascuno di noi, come pure le istituzioni e la politica, dovremmo
essere più riconoscenti di quanto non siamo". Nel libro ci sono le storie che hanno fatto il
giro del mondo, come quella di Mauro D'Angeli che abbraccia la piccola Giulia appena
salvata ad Amatrice, ma anche i retroscena del lavoro del vigile del fuoco. Mai, ad esempio,
dire "buon lavoro, buona fortuna o in bocca al lupo ad un pompiere che va su un intervento - scrive Cari - perché si gratta".
Al massimo si può dire "stai attento, che significa tutto". E anche qualche polemica: per come nella prima fase dell'emergenza sono state fornite indicazioni "approssimative e a volte contraddittorie", o per la presenza in certi casi di troppa gente inesperta sulle macerie. "Nei primi giorni - dice Cari - ci stanno in giro per il cratere un'infinità di segugi che sembra di stare ad un'esposizione internazionale. Ma se manca un addestramento specifico è come se si portasse il proprio cane in aeroporto per fiutare droga o esplosivo".
C'è anche, nel libro, il racconto di gesti semplici eppure di un'umanità estrema. Come quello di Gianluca Cannone, che trova 200 euro tra le macerie dell'hotel Roma e giorni dopo aver concluso gli interventi riesce a rintracciare la moglie del proprietario di quei soldi, morto nei crolli, e glieli consegna. In quei cinque mesi, scrive ancora Cari, "ho vissuto strazi ma anche gioie sconfinate, ho toccato l'esaltazione dei colleghi quando hanno salvato vite e il dolore di quando hanno recuperato morti, ho partecipato alla felicità di chi ha visto restituiti un affetto e alla disperazione di chi ha perso tutto". Insomma, il "solito impasto di gioia e dolore, un rovescio della medaglia cui un pompiere è abituato a sottostare". Non c'è però senso di colpa, tra questi uomini che per mesi hanno lottato contro un mondo che continuava a sobbalzare.
"Il rimorso non è un sentimento che ci appartiene, il dolore sì, e anche tanto. Ma il senso di colpa non ci sta se hai rischiato la tua vita per salvarne un'altra e non ci sei riuscito". Quella che è certa è la fatica, soprattutto psicologica, che migliaia di uomini hanno dovuto sopportare in 156 giorni, tanto è passato da Amatrice a Rigopiano. Luca prova a spiegarla così: "Torniamo a casa, buttando giù il boccone amaro di ciò che è stato. Ognuno a modo suo, con i suoi tempi, assorbirà il dolore per spacchettarlo e piazzarlo in frantumi nella testa e nel cuore, perché così sparpagliato possa faticare a ricomporsi e non faccia troppo male".
IL DRAMMA DEL SISMA NEL RACCONTO DI CHI L'HA VISSUTO
La testimonianza
FABRIZIO COLARIETI, IL MESSAGGERO, 12/08/2017
I volti, le storie. Da Amatrice a Rigopiano, un diario ripercorre i cinque mesi che hanno segnato, per
sempre, l'Italia centrale. Dal terremoto che ha distrutto i paesi tra il Lazio e le Marche, lasciando
dietro di sé un bilancio pesantissimo di quasi trecento vittime, alle scosse che hanno colpito
l'Umbria, alla slavina che ha spazzato via l'hotel di Farindola inghiottendo la vita di ventinove
persone. "Maledetto Appennino", edito da Castelvecchi, appena uscito nelle librerie e scritto dal giornalista Luca Cari, non è la descrizione dei fatti accaduti e neppure la storia personale di chi ne è
stato coinvolto.
LA TESTIMONIANZA
E' la vicenda dei vigili del fuoco, svelata attraverso le impressioni che hanno pervaso l'autore. Luca
Cari, che di mestiere fa il responsabile della Comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei
vigili del fuoco, ha vissuto strazi, ma anche gioire sconfinate, ha toccato l'esaltazione, quando i
pompieri hanno salvato vite, e il dolore, quando hanno recuperato morti. Ha partecipato alla felicità
di chi ha visto restituirsi
un affetto e alla disperazione di chi perso tutto. Sensazioni prepotenti, vissute sulla propria pelle,
emozioni che "raschiano con violenza l'anima" e che ha scelto di raccontare senza filtri, con lo stile
di un cronista, lasciandole immutate nella loro drammaticità e durezza, e anche nell'irripetibilità dell'esaltazione di alcuni momenti.
IL RISULTATO STRAORDINARIO
Tra le oltre 150 pagine del suo libro c'è moltissima Amatrice, impressa anche nell'immagine di
copertina, e c'è Accumoli, E ci sono soprattutto i racconti dei vigili del fuoco, anche reatini, che nelle interminabili ore trascorse a scavare dopo la terribile scossa delle 3 e 36 hanno messo in salvo ben
242 persone. "Un risultato straordinario - scrive Luca Cari nell'introduzione del suo libro - se si
pensa che la tipologia delle abitazioni, sbriciolate dal sisma, concedeva pochi margini di
sopravvivenza".
LIBRI: DA AMATRICE A RIGOPIANO, VIGILI DEL FUOCO NELL'APOCALISSE
STEFANO BARRICELLI, AGI, 19/08/2017
(AGI) - Roma, 19 ago - "L'ordine del destino". Quello che a volte segna l'impercettibile confine tra la
vita e la morte e il lavoro fiero, ostinato, disperato di chi quell'ordine prova a sovvertire, spesso
riuscendoci. E' il filo conduttore di "Maledetto Appennino. Da Amatrice a Rigopiano" (Castelvecchi
ed., 156 pagine, 16,50 euro), il libro che Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza
del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ha dedicato ai "cinque mesi che hanno segnato l'Italia
centrale", i 156 giorni trascorsi tra la prima delle scosse che hanno messo in ginocchio quattro
regioni e la slavina che, la forza di 4mila tir carichi, ha cancellato un hotel di quattro piani dalla
schiena del Gran Sasso. "Non è la descrizione dei fatti successi e neppure la storia personale di chi
ne e' stato coinvolto", premette l'autore, ma "la vicenda dei vigili del fuoco", un diario non
cronologico ma emotivo delle loro azioni e dei loro pensieri cristallizzati in uno spazio e in un
tempo sospeso tra quello che è stato, quello che è e quello che avrebbe potuto essere. Mauro,
Giovanni, Gianluca. E poi Fausto, Luca, Paolo e tanti altri colleghi con loro, sono i veri protagonisti
di questo racconto, che intreccia - sequenza dopo sequenza - le tragedie collettive di un terremoto
violentissimo e di una valanga killer con il coraggio, l'abnegazione individuale, l'ordinario eroismo
di chi scava tra le macerie, o sotto la neve, a rischio della sua stessa vita, per salvarne un'altra o
anche solo per restituire un corpo a chi così può almeno piangerlo.
"Magnifico e tremendo, il mestiere del pompiere", scrive Cari, che da responsabile della comunicazione del Corpo ha vissuto tante altre vicende strazianti: dal terremoto dell'Aquila alla Costa Concordia passando per la strage della stazione di Viareggio, solo per citare le più tragicamente famose. E di quel mestiere, pagina dopo pagina, intervento dopo intervento - alcuni dei quali finiti sulle prime pagine dei giornali e nelle aperture dei tg, altri mai narrati prima - racconta l'orgoglio di aver saputo scegliere "il punto esatto" in cui scavare, con l'intuito allenato dall'esperienza a fare da radar; l'incanto miracoloso di una flebile voce che, dopo ore, quando nessuno ha più nemmeno il coraggio di sperare, trova la forza di oltrepassare il muro del silenzio e di una montagna di detriti; la rabbia di una promessa fatta a chi, con gli occhi pieni di lacrime, ti ha chiesto almeno l'illusione di una speranza, e che non e' stato possibile mantenere; l'adrenalina della discesa a testa in giù in un buco polveroso e instabile, col rischio che ogni cosa venga giù da un momento all'altro; la capacita' di andare oltre i propri limiti ma anche quella, non meno preziosa, di sapersi fermare se un collega meno sfinito di te può essere più utile alla causa. E quando tutto finisce, si torna a casa, "buttando giù il boccone amaro di ciò che e' stato. Ognuno a modo suo - conclude Cari -, con i suoi tempi, assorbirà il dolore per spacchettarlo e piazzarlo in frantumi nella testa e nel cuore, perché così sparpagliato possa faticare a ricomporsi e non faccia troppo male".
LA STORIA - IL POMPIERE E LA NONNA, COSI' SALVAMMO I BAMBINI
Danilo Dionisi, 'lei fece da scudo con il corpo, io nel cunicolo'
GIUSEPPE ERCOLI, ANSA MARCHE, 19/08/2017
(ANSA) - PESCARA DEL TRONTO (ASCOLI PICENO), 19 AGO - La notte del 24 agosto del 2016
si sono intrecciate storie di morte, di sofferenza, di vita, perfino di 'rinascita' per chi ha
temuto di non potercela fare insieme ai propri cari e poi invece è tornato a vedere la luce.
Storie di persone soccorse e di soccorritori, vite che si sono incrociate in un momento che
ha cambiato tutti per sempre. Toccante è la vicenda che ha fatto incontrare una nonna di
Pescara del Tronto, nell'epicentro del terremoto, e un vigile del fuoco. L'anziana è riuscita a
proteggere i suoi due nipoti di 4 e 6 anni sotto le macerie della loro casa crollata con la
scossa delle 3:36. Il vigile è Danilo Dionisi, 49 anni, di Ascoli Piceno, in servizio permanente
presso il Comando provinciale, fra i primi ad arrivare nella frazione distrutta e a salvare vite.
Questa storia simbolo, insieme ad altre, è raccontata da Luca Cari, responsabile della
Comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, nel suo libro
"Maledetto Appennino" da pochi giorni in libreria.
Dionisi ha ancora perfettamente vivo il ricordo di quei momenti, e la consapevolezza di
aver strappato alla morte, con l'aiuto di altri colleghi, una nonna e i suoi nipoti. "Un ricordo
che porterò con me per sempre - racconta all'ANSA -: come potrei dimenticare quei bambini
tirati fuori e il volto sfinito della nonna che, quando si è resa conto che i piccoli stavano
bene è svenuta fra le mie braccia, vinta dalla paura, dalla gioia e dall'emozione". "Mi sono spaventato, pensavo che se ne stesse andando e l'ho scossa per rianimarla; ha riaperto gli occhi". I nipotini erano rimasti intrappolati in un'intercapedine creata dalle macerie. Ma dove precisamente? "E' la prima cosa che dovevamo capire, e abbiamo pensato che la stanza giusta fosse quella appoggiata ad un muro portante". Intuizione corretta, d'altronde l'esperienza di chi fa il pompiere è vasta. "Abbiamo deciso di scavare un tunnel fra le macerie per raggiungerli". Dionisi si infila nel cunicolo, alle sue spalle c'è Rocco Girolami, un collega al quale passa le pietre e le macerie che man mano rimuove per farsi largo. Respira a fatica nella polvere dei calcinacci. Ma qualcosa va storto: il cunicolo artificiale s'è fatto più piccolo. "Sono rimasto incastrato, non potevo andare né avanti né indietro. E' arrivata un'altra scossa, il muro ha cominciato a tremare e ho temuto venisse giù". Ma per fortuna il muro ha retto, e "i miei colleghi mi hanno preso per le gambe e tirato indietro". Entra Rocco, più minuto di Danilo, ed estrae il bimbo di 6 anni. Dionisi torna alla carica per il più piccolo, che piange, ha paura. "Aiutaci dai..." gli dice per infondergli coraggio e il bambino sposta qualche pietra. Il vigile lo tira fuori: anche lui è salvo. Si pensa alla nonna che aveva gridato "salvate prima i miei nipoti!" ed è sul punto di svenire. "Recita una preghiera, anche per noi, che ne abbiamo bisogno" le chiede Dionisi. Lei prega, e ritrova la forza per rimanere cosciente fino a quando il soccorritore la tira fuori. L'anziana è salva e lo bacia. "E' stata molto forte: se i due bambini oggi sono vivi lo devono anche alla nonna che col corpo li ha protetti durante la scossa più forte". E' ancora in contatto con quella famiglia? "Sì certo, ci mandiamo messaggi col padre dei bambini, ma questa è una cosa nostra". Quella notte Dionisi ha promesso ai piccoli che gli avrebbe fatto fare un giro sul camion dei pompieri. La promessa sarà mantenuta, lontano dalle telecamere. www.ansa.it
LIBRI, DA AMATRICE A RIGOPIANO: VIGILI DEL FUOCO NELL'APOCALISSE
L' "ordine del destino" è il filo conduttore di "Maledetto Appennino. Da Amatrice a Rigopiano" il libro di Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco
ANTONELLA PETRIS, METEOWEB, 19/08/2017
L'”ordine del destino” è il filo conduttore di “Maledetto Appennino. Da Amatrice
a Rigopiano” (Castelvecchi ed., 156 pagine, 16,50 euro), il libro che Luca Cari,
responsabile della comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei vigili
del fuoco, ha dedicato ai “cinque mesi che hanno segnato l’Italia centrale”. Un
totale di 156 giorni trascorsi tra la prima delle scosse che hanno messo in
ginocchio quattro regioni e la slavina che, con la forza di 4mila tir carichi, ha
cancellato un hotel di quattro piani dalla schiena del Gran Sasso.
“Non e’ la descrizione dei fatti successi e neppure la storia personale di chi ne e’
stato coinvolto“, premette l’autore, ma “la vicenda dei vigili del fuoco“, un diario
emotivo delle loro azioni e dei loro pensieri cristallizzati in uno spazio e in un
tempo sospeso tra quello che e’ stato, quello che e’ e quello che avrebbe potuto
essere. Mauro, Giovanni, Gianluca. E poi Fausto, Luca, Paolo e tanti altri colleghi
con loro, sono i veri protagonisti di questo racconto.
“Magnifico e tremendo, il mestiere del pompiere”, scrive Cari, che da responsabile della comunicazione del Corpo ha vissuto tante altre vicende strazianti: dal terremoto dell’Aquila alla Costa Concordia passando per la strage della stazione di Viareggio, solo per citare le piu’ tragicamente famose.
TERREMOTO: DA AMATRICE A RIGOPIANO, IN UN LIBRO 5 MESI DEI VIGILI DEL FUOCO
In 'Maledetto Appennino' Luca Cari racconta la gioia e il dramma dei soccorsi
MARCO MAZZU', ADNKRONOS, 27/08/2017
Roma, 27 ago. (AdnKronos) - "C'è qualcuno??". "Aiuto, siamo qui!". "Sono un vigile del fuoco".
"Non lasciarci, ti prego". "Stai tranquilla, usciamo insieme o niente": c'è sempre un'esperienza
ambivalente dentro il lavoro dei soccorritori chiamati a intervenire nelle situazioni estreme di
emergenza, dove il tempo gioca spesso un ruolo essenziale: alla gioia infinita del salvataggio
quando si riesce a evitare la tragedia, si accompagna inevitabilmente la disperazione per non
avercela fatta.
La dialettica scivolosa tra la vita e la morte, in condizioni in cui basta una virgola perché a
prevalere sia l'una oppure l'altra, trova la sua sintesi drammatica nell'azione del Vigile del
fuoco. E' in fondo il racconto di quest'essenza dolorosa e inamovibile del lavoro dei caschi
rossi, negli ambiti più rischiosi d'intervento, a costituire la filigrana del racconto che Luca
Cari ha dedicato ai cinque terribili mesi che hanno segnato l'Italia centrale tra il 2016 e il 2017 ("Maledetto Appennino. Da Amatrice a Rigopiano", Castelvecchi).
Cari è il responsabile della comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, per cui si occupa di gestire il delicato flusso di informazioni diramate durante le calamità. Ma in questo lavoro vuole fortemente cercare una pausa dai numeri freddi della cronaca di cui giornali e agenzie sono avidi consumatori. Il comunicatore, abituato a redigere precise note informative, stavolta decide di raccontare il mondo umano sommerso tra le storie che hanno portato alla conta ufficiale di sfollati, feriti, morti e sopravvissuti.
Dal terremoto che ha distrutto i paesi tra il Lazio e le Marche, alle scosse che hanno colpito quelli dell'Umbria, alla slavina che ha spazzato via l'hotel sul Gran Sasso, il libro non è la descrizione dei fatti accaduti, e neppure la storia personale di chi ne è stato coinvolto, ma la vicenda in presa diretta dell'operatore dei soccorsi.
Ci sono i fatti grandi e gli avvenimenti minuti, le scelte operative, i dettagli del soccorso, casa per casa e persona per persona. "Maledetto Appennino" è un piano-sequenza che non si stacca mai dagli occhi, dai pensieri e dal cuore del Vigile del fuoco. La storia degli eventi terribili che hanno colpito il Centro Italia tra lo scorso agosto e gennaio, è svelata attraverso gli strazi e le gioie sconfinate, la drammaticità e l'esaltazione di chi vi ha partecipato nelle ore più difficili e più dure.
Il libro è un catalogo delle voci interiori dei soccorritori, intervallate da quelle ascoltate sul campo da chi suo malgrado si è trovato nel mezzo degli eventi: un affresco corale di testimonianze, spesso inedite, che dipinge i contorni delle tragedie nazionali raccontate. E' un incastro di singoli episodi, fatti brevi, attimi, o lunghi settimane. C'è il racconto in prima persona dell'autore, che ricorda le vicende umane e professionali che gli sono capitate nel corso di quei cinque mesi, e ci sono le storie dei singoli pompieri.
"Maledetto Appennino" non solo restituisce la descrizione vivida delle immagini, degli odori e dei rumori, quali quelli che avrebbe osservato e sentito anche il lettore, se si fosse trovato in quei luoghi in quei momenti, ma dà un nome e un cognome a quei soccorritori che troppe volte vengono catalogati nella descrizione ammirata, ma forse troppo generica e retorica, di "angeli" o "eroi" col casco rosso.
Tanti pompieri intervenuti in Centro Italia, che Luca Cari cita nel suo libro, avevano affetti e abitazioni a pochi chilometri dai luoghi colpiti: sono stati in qualche modo vittime e al contempo soccorritori di se stessi. Di questi uomini l'autore, però, non fa un'agiografia. Quello che ne emerge è piuttosto un ritratto sincero e lucido di uomini chiamati ad un compito tremendo e speciale.
Le pagine scritte da Cari sono anche in qualche modo un prontuario dettagliatissimo per chi voglia conoscere in modo agevole come si muove davvero la macchina dei soccorsi in situazioni estreme, come vengono prese le decisioni più importanti, come si coordinano le squadre d'intervento, quali procedure esistono per far fronte all'imprevisto. In fondo, è la fotografia più realistica della lotta eterna tra uomini e natura, vista nel dettaglio delle azioni di chi tenta con tutte le forze di arginare le conseguenze devastanti di una forza più grande della propria.
MALEDETTO APPENNINO, DA AMATRICE A RIGOPIANO, I 5 MESI CHE HANNO SEGNATO L'ITALIA CENTRALE
Edito da Castelvecchi è il libro che ripercorre quei giorni terribili che hanno scosso l’Italia centrale
ELENA CARBONARI, RAI ISORADIO, 05/09/2017
Dal terremoto che ha distrutto i paesi tra il Lazio e le Marche, lasciando dietro di sé un bilancio pesantissimo di quasi trecento vittime, alle scosse che hanno colpito l’Umbria, alla slavina che
ha spazzato via l’hotel di Farindola inghiottendo la vita di ventinove persone.
Non è la descrizione dei fatti accaduti e neppure la storia personale di chi ne è stato coinvolto.
E’ la vicenda dei vigili del fuoco, raccontata da Luca Cari, responsabile della Comunicazione in
emergenza del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
IL VIGILE DEL FUOCO CHE ACCOMPAGNÒ IL PAPA TRA LE MACERIE DI AMATRICE
E' uscito "Maledetto Appennino" di Luca Cari, responsabile della comunicazione in emergenza. Da Amatrice a Rigopiano, storie di terremoti, valanghe e pompieri
CORRADO ZUNINO, REPUBBLICA.IT, 21/10/2017
ROMA - Luca Cari arriva dove gli altri giornalisti non possono. Poche ore dopo il disastro: una
valanga su un albergo isolato, un terremoto che azzera una città conosciuta nel mondo per un
piatto di pasta, un altro che apre una basilica patrimonio dell'umanità. Sale sul "bruco" dei fratelli
pompieri ed è davanti all'albergo sdraiato, di notte. Sale sulla jeep ed è dentro la zona rossa.
Sotto la basilica. Luca Cari è il responsabile della comunicazione dei vigili del fuoco in emergenza
e ha un punto di vista privilegiato. Da privilegiato.
Ha 52 anni, è un umbro vissuto a Siena. È laureato in Giurisprudenza. Collabora con giornali e
riviste dai diciannove. Luca Cari, ecco, è entrato nel mondo in continua tensione dei vigili del
fuoco nel 2006, undici anni fa, e ne ha abbracciato la causa. Nel tempo, ha imparato a custodire
la loro fiducia e a tirare fuori storie che gli affidano perché si fidano.
Di questo, di storie ancora inedite dentro un cratere straraccontato, è fatto il libro "Maledetto
Appennino - Da Amatrice a Rigopiano". Dal 24 agosto 2016 al 18 gennaio 2017. "Cinque mesi che
hanno segnato l'Italia centrale". Cinque mesi di scosse sei punto quattro, bambini salvati e
bambini che non ce l'hanno fatta: "La piccola, nove anni appena, non è sopravvissuta".
Luca Cari ha visto l'ingresso della prima autopompa dei vigili del fuoco nell'Amatrice non
raggiungibile dai mezzi di terra. Lo racconta, citando tutti i colleghi, nessuno escluso: "L'autista
prende la rincorsa, pigia sull'acceleratore facendo esplodere i giri del motore e lancia l'autopompa dall'altra parte del viadotto sperando che non ceda. Il colpo alla fine è grande. Uno dei pilastri ha ceduto e lo scalino che si è creato fa sobbalzare il grande mezzo che schizza in aria, gli ammortizzatori si comprimono, gli pneumatici assorbono. Il mezzo sbanda ma è fatta". Superato il Ponte Tre Occhi, che da lì a poco sarà definitivamente chiuso: ecco, si può andare a vedere che cosa è rimasto di Amatrice.
A Luca Cari la divisa da vigile del fuoco ha concesso un regalo che oggi trattiene in una fotografia appesa in salotto, a Roma: papa Francesco e lui. Lo scortò, quasi per caso, tra le macerie di Corso Umberto I, ad Amatrice: "Lei mi può accompagnare?", gli chiese Bergoglio. Il volto aquilino di Cari fece il giro del mondo, creandogli qualche problema al ministero dell'Interno.
"Maledetto Appennino", in verità, preferisce fermarsi "sulla polvere che ti invade i polmoni e il gas che ti perfora le narici". Preferisce raccontare i compagni d'emergenza, "razza a parte i pompieri, cui piace lavorare in silenzio". Lino Coltellese, per esempio, vigile del fuoco che abita ad Amatrice, "cioè, abitava". Si legge: "Lui si ritrova, alle 3 e 36, sbalzato in fondo al letto, in piedi, in maglietta e mutande". E quando scende correndo dalle scale, per mettere in sicurezza le figlie sotto la volta in cantina, "a terra i detriti gli tagliano i piedi nudi senza impedirgli di proseguire".
Luca Cari ti svela che per estrarre un uomo vivo incastrato sotto la rete di un letto i compagni pompieri prendono in considerazione, "ipotesi estrema", la possibilità di tagliargli una gamba. Non accadrà, questa volta.
Si scopre leggendo il racconto dall'interno di un disastro che sì, ad Amatrice e poi a Rigopiano, la macchina dei soccorsi ha inciampato: "Il sistema sui numeri sbanda, molte persone che non si trovano all'improvviso saltano fuori e vengono depennate, stavolta la lista è confusa, più del solito, le indicazioni fornite a chi cerca sono approssimative, a volte contraddittorie", Ancora: "Nei primi giorni ci stanno in giro per il cratere un'infinità di segugi che sembra di stare a un'esposizione internazionale. Sul terremoto si cimentano tutti e a un certo punto dico a mia madre di mettersi una tuta colorata addosso e di portare il suo Chuck".
C'è il tempo, tornati in caserma dopo il lunghissimo straordinario delle ultime due stagioni, di farsi domande assolute sul lavoro dei vigili: "Rischiare la vita per salvarne un'altra siamo d'accordo, ma per recuperare un corpo che l'ha persa, ad esempio?". E sulla società intorno che osserva le tragedie: "Perché il salvataggio del cane Romeo viene ritwittato 79mila volte e quello della bambina di Pescara del Tronto solo cinquecento?"
"MALEDETTO APPENNINO": IL TERREMOTO ATTRAVERSO GLI OCCHI (E IL CUORE) DEI VIGILI DEL FUOCO
REDAZIONE, LO STATO DELLE COSE, 28/10/2017
Quello che ho scritto è il diario dei cinque mesi che hanno segnato l’Italia centrale, in un percorso che va da Amatrice fino a Rigopiano. Non è la descrizione dei fatti successi e neppure la storia personale di chi ne è stato coinvolto: i primi sono noti e l’altra è intima e inviolabile.
Maledetto Appennino è la vicenda dei vigili del fuoco, svelata attraverso le impressioni che mi hanno penetrato e raschiato con violenza l’anima e che a volte me l’hanno carezzata. Perché ho vissuto strazi, ma anche gioie sconfinate, ho toccato l’esaltazione dei colleghi quando hanno salvato vite e il dolore di quando hanno recuperato morti, ho partecipato alla felicità di chi ha visto restituirsi un affetto e alla disperazione di chi ha perso tutto.
SANTA BARBARA, APPUNTAMENTI IN VISTA DELLA FESTA DEL 4 DICEMBRE
AVVENIRE RIETI, 18/11/2018
Un momento della veglia “pezzi forti”, guardando i prossimi appuntamenti
del cartellone 2018 di “Santa Barbara nel mondo”, sono i concerti dei
prestigiosi complessi bandistici dei Corpi che invocano la martire sabina come
protettrice: pompieri e marinai, le due principali categorie che si affidano al
patrocinio della santa invocata contro i pericoli del fuoco e affini. L’impegno
dell’associazione Santa Barbara nel mondo, sotto la regia di Pino Strinati, è
proprio quello di far risaltare la figura della vergine oriental– romana che la
tradizione vuole martirizzata in Sabina ed eletta sin dall’alto medioevo
patrona di Rieti, che ne custodisce le reliquie sotto l’altare maggiore della
Cattedrale. Ma anche quello di attualizzarne la figura attraverso occasioni
per riflettere sul senso del “martirio” inteso anche in termini civili, etici e
sociali. Il corposo programma delle iniziative culturali che accompagnano i
festeggiamenti in onore della santa, aspettando la ricorrenza liturgica del 4
dicembre, questa settimana offre il primo appuntamento martedì 20, per
celebrare la Giornata mondiale dei diritti dei minori con il convegno (alle 10
in aula consiliare della Provincia) “I bambini, le donne e le guerre” e il conferimento del Premio internazionale “Nel fuoco” al Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa, mentre la giornalista Barbara Schiavulli riceverà il premio “Brava Barbara” assegnato ogni anno a donne che portano il nome della santa.
Successivo appuntamento venerdì 23: il pomeriggio alle 17, sul palco del Teatro Flavio si esibirà la Banda dei Vigili del fuoco con il concerto “Per la rinascita” dedicato alle popolazioni terremotate; anche qui un altro premio “Come Barbara” (con cui la manifestazione reatina omaggia opere letterarie, artistiche, mediali significative per i valori via via posti al centro dell’attenzione), stavolta a un pompiere, il responsabile comunicazione in emergenza del Corpo Luca Cari, per il libro Maledetto Appennino. Da Amatrice a Rigopiano.
Sabato 24, in mattinata evento all’Istituto alberghiero per la Giornata nazionale del Parkinson. Il pomeriggio, alle 17 altro concerto al Vespasiano, stavolta con la Banda musicale della Marina Militare: anche al complesso bandistico un premio “Come Barbara” per l’impegno artistico; inoltre uno speciale riconoscimento “Santa Barbara nel Mondo 2018” al notaio Claudio Limontini, presidente del Comitato organizzatore “Vienna sul Lago”. Venerdì e sabato, nell’atrio del teatro, si potrà inoltre visitare la mostra fotografica “Mico per sempre” dedicata a un altro martire della legalità: il sindacalista della Uil, ucciso dalla mafia, Domenico Geraci, a vent’anni dal suo assassinio
“SANTA BARBARA NEL MONDO”: ECCO TUTTI I PREMIATI DELLA MANIFESTAZIONE
IL MESSAGGERO.IT RIETI, 24/11/2018
RIETI - All'interno dei festeggiamenti di “Santa Barbara nel Mondo 2018”, si sono assegnati, nel
bellissimo scenario del teatro Flavio Vespasiano a Rieti, i consueti premi “Come Barbara”.
Quest'anno i riconoscimenti sono andati al responsabile della “comunicazione in emergenza del
Corpo nazionale dei vigili del fuoco Luca Cari, al frate cappuccino ex vigile del fuoco di Torino Angelo
Gatto, alle associazioni di Viterbo, Terni e Rieti dei vigili del fuoco in quiescenza, al direttore della
Banda nazionale del Corpo dei vigili del duoco Donato Di Martire, alla presidente Paola Simenoni della “Rete di Porta Romana” e in fine alla direttrice del Cna Enza Bufacchi.
"SANTA BARBARA NEL MONDO" PREMIA LUCA CARI, LA VOCE DEI VIGILI DEL FUOCO
SABRINA VECCHI, IL MESSAGGERO RIETI, 26/11/2018
Il volto e la voce del Corpo dei vigili del fuoco. Luca Cari è questo e molto di
più, è persona di grande cuore e delicatezza, di umiltà e cortesia, qualità
umane che si aggiungono a quelle professionali e che diventano
fondamentali nel lavoro che svolge. nell'ambito dei festeggiamenti di "Santa
Barbara nel Mondo" che celebrano la Patrona del Corpo le cui spoglie
riposano proprio a Rieti, il Responsabile della comunicazione in emergenza
dei vigili del fuoco ha ricevuto per il suo libro "Maledetto Appennino" il
premio "Come Barbara". Dal terremoto di Accumoli e Amatrice fino ai
difficilissimi soccorsi all'hotel Rigopiano, sprofondato sotto una slavina, Cari
traccia una preziosa testimonianza diretta sui cinque tragici mesi che hanno
segnato il centro Italia.
Ai dettagli tecnici sulle complicate operazioni di salvataggio si alternano le
emozioni degli uomini che indossano la divisa più amata dalla gente: c'è il pompiere che gioisce per aver tirato fuori una bambina dalle macerie e quello che soffre per non esserci riuscito, c'è la solidarietà tra colleghi e la riconoscenza delle persone salvate. E poi, l'emozione forte per quell'inaspettata visita sui luoghi del terremoto: "lei può accompagnarmi", gli dice Papa Francesco, e Cari fa da guida al Santo Padre tra le macerie: "mi stupisce la sua attenzione profonda, ci guardiamo negli occhi mentre mi dice che pregherà per il nostro lavoro". Storie nelle storie che esulano dalla mera cronaca ma non scendono neppure troppo nell'intimo di chi è rimasto coinvolto. A premiare Luca Cari sul palcoscenico del teatro Flavio, il neo-comandante del comando provinciale di Rieti, Mauro Caciolai. "Ci conosciamo da ormai tanto tempo - tiene a dire - e di lui mi ha sempre colpito il modo di fare. Luca per noi c'è sempre, ci sostiene in ogni momento, sa esattamente quello che stiamo facendo e sa come dirlo anche in momenti di grande difficoltà". Una grande difficoltà portata avanti incarnando appieno lo spirito dei vigili del fuoco: senza clamori, senza allarmismi e con voce bassa e pacata, quasi a voler essere trasparente verso coloro che attendono notizie sulla sorte dei propri cari in pericolo.
DIONISI E GLI ALTRI: 1500 VIGILI DEL FUOCO DA UN ANNO IN AZIONE TRA LE MACERIE
RAFFAELE VITALI, LA PROVINCIA DI FERMO.COM, 21/8/2017
AMANDOLA – Spesso sono i primi ad arrivare. In molti contesti sono gli unici che possono
intervenire: sono i vigili del fuoco. Dalla prima scossa del 24 agosto a oggi, i pompieri hanno
compiuto 197.544 interventi: 1.136 per salvataggi di persone, 61.159 per recupero di beni dalle
abitazioni e di merci e attrezzature dalle attività commerciali distrutte, 89.986 per
sopralluoghi, verifiche tecniche sulle strutture e la messa in sicurezza degli edifici, a
cominciare da quelli che hanno consentito il ripristino della viabilità principale. Un anno
fa, quando alle ore 3.36 si registrò la prima scossa di terremoto, il Corpo nazionale dei Vigili
del fuoco dispose la mobilitazione di tutte le strutture operative con squadre che
raggiunsero subito, pur nella difficoltà dei collegamenti stradali interrotti, i centri colpiti.
Già nelle prime ore erano operativi sul campo 1.500 vigili del fuoco supportati da 400
automezzi, 8 elicotteri, 2 droni e 40 sezioni operative complete di 10 unità di comando
locale. E ancora: mezzi speciali, squadre Saf (specializzate in tecniche
speleo-alpino-fluviali), team specialistici Usar (urban search and rescue) per la ricerca di
persone sotto le macerie, unità cinofile, addetti al servizio telecomunicazioni e alla
comunicazione in emergenza.
In mezzo a loro c’era Danilo Dionisi, vigile del fuoco di Ascoli Piceno, l’uomo che passava dalle macerie ai briefing con la stampa, essendo da anni il riferimento per il comando di Ascoli e Fermo.
Quanto accaduto a lui nella notte de 24 agosto è diventato parte del libro scritto da Luca Cari, responsabile della Comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco: «Maledetto Appennino».
Dionisi fu uno dei primi ad arrivare ad Arquata del Tronto, uno dei primi a immergere le sue forti mani tra la polvere, muovendo sassi, per raggiungere le persone sepolte di cui sentiva solo la voce. Lavorando senza paura e senza sosta, assieme ai colleghi, ha salvato la vita a una nonna e ai suoi due nipoti. “Un ricordo che porterò con me per sempre. Come potrei dimenticare quei bambini tirati fuori e il volto sfinito della nonna che, quando si è resa conto che i piccoli stavano bene è svenuta fra le mie braccia, vinta dalla paura, dalla gioia e dall'emozione”.
La gioia è arriva dopo la paura, quella che ha colpito anche il vigile del fuoco mentre raggiunta la donna la vedeva esanime. “ma scuotendola ha ripreso vita. E così abbiamo cominciato a scavare un tunnel per raggiungere ei nipotini. Ma non sapevamo dove fossero”. Dionisi a quel punto si è infilato nel cunicolo, alle sue spalle il collega Rocco Girolami. Avanza, ma qualcosa va storto: il cunicolo artificiale s'è fatto più piccolo. “Sono rimasto incastrato, non potevo andare né avanti né indietro. È arrivata un'altra scossa, il muro ha cominciato a tremare e ho temuto venisse giù. I miei colleghi mi hanno tirato per le gambe e sono uscito”. Entra Rocco, poi di nuovo Danilo Dionisi ed ecco che i bambini tornano alla luce. “Grande merito alla nonna, se i due bambini oggi sono vivi lo devono anche alla nonna che col corpo li ha protetti durante la scossa più forte”. Ma di certo lo devono ai vigli del fuoco, come tanti altri salvati in quelle ore terribili.
MALEDETTO APPENNINO (DA AMATRICE A RIGOPIANO)
ORDINE DEI GIORNALISTI, 5/11/2019
È il diario dei cinque mesi che hanno segnato l’Italia centrale: dal terremoto che ha
distrutto i paesi tra il Lazio e le Marche, alle scosse che hanno colpito quelli
dell’Umbria, alla slavina che ha spazzato via l’albergo sul Gran Sasso (Rigopiano).
È il racconto dell’umana vicenda dei Vigili del fuoco, attraverso i ricordi e le impressioni
dell’Autore. Perché Luca Cari ha vissuto strazi, ma anche grandi gioie; ha toccato
l’esaltazione quando i Vigili hanno salvato vite e il dolore quando hanno recuperato
morti; ha partecipato alla felicità di chi ha visto restituirsi un affetto e alla disperazione
di chi ha perso tutto. Sensazioni vissute sulla pelle; emozioni che ha scelto di raccontare
senza filtri, lasciandole immutate nella loro drammaticità e durezza (anche
nell’irripetibilità dell’esaltazione di alcuni momenti).
Per Cari la professionalità del Vigile del fuoco è “magnifica e tremenda”. Tutto rimane,
bello e brutto. Tra i suoi innumerevoli ricordi, veri e propri flashback, c’è Angelo che
torna con la mente alle scosse che sono arrivate mentre scavava e che rammenta di
come se ne sia disinteressato, per non lasciare sola la bambina ritrovata; ripensa ai suoi
capelli dritti e agli occhi impauriti e fissi, alla cura che hanno avuto per lei, affinché non
si accorgesse del resto che era successo. Cari aggiunge anche la risposta di Angelo alla giornalista che gli chiede cosa spera per lei, quando uscirà dai pensieri profondi mentre era nel buco polveroso. “Che si dimentichi di me”. Solo questo. Nessuna smania di essere considerato. Vorrebbe che la piccola rimuovesse ogni ricordo di quei momenti, compreso il Vigile del fuoco che l’ha salvata.
Pagina dopo pagina, ci sono le piccole-grandi storie di tutti coloro che, come Angelo, si sono prodigati al di là dell’inimmaginabile.
Nelle prime righe dell’incipit, Cari scrive che il libro è la vicenda dei Vigili del fuoco, svelata attraverso impressioni che hanno penetrato e “raschiato con violenza” la sua anima e che, a volte, l’hanno accarezzata. “Perché ho vissuto strazi, ma anche gioie sconfinate, ho toccato l’esaltazione dei colleghi quando hanno salvato vite e il dolore di quando hanno recuperato morti, ho partecipato alla felicità di chi ha visto restituirsi un affetto e alla disperazione di chi ha perso tutto”.
Luca Cari, giornalista, è responsabile della Comunicazione in emergenza del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco. Ha gestito la comunicazione degli eventi che hanno coinvolto nel tempo i Vigili; tra i più recenti: il terremoto dell’Italia centrale (2016), la slavina di Rigopiano (2017), il terremoto di Ischia (2017), il crollo del ponte Morandi a Genova (2018). Ha pubblicato: “Mai più Concordia” (2014) sulla nave da crociera Costa Concordia; il romanzo “Non sono Dio” (2014). Nel 2016 ha vinto il premio giornalistico “Franco Giustolisi”, per l’inchiesta “Noi pompieri nel barcone dell’orrore”, pubblicato da “Panorama”.
IT'S THE STORY OF FIREFIGHTERS
From Amatrice Rigopiano, the diary of the five months that have marked the Central Italy: the earthquake that destroyed the villages between Lazio and the Marche, Umbria, shock that hit those in the avalanche that swept away the hotel on the Gran Sasso. It is not the description of the facts accomplishments and even personal history of whoever was involved, it is the story of firefighters, revealed through the impressions that have pervaded the author. Because he lived torments, but also endless joys, touched the elation when firefighters have saved lives and pain when they recovered the dead, attended the happiness of those who have seen return an affection and despair of those who have lost everything. Bully sensations experienced on the skin, emotions that he chose to tell without filters, leaving them unchanged in their drama and hardness, and also in the uniqueness of the exaltation of a few moments.