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MAI PIU' CONCORDIA RECENSIONI

IL GIORNALISTA IN DIVISA E LA TRAGEDIA DEL GIGLIO

 

JENNER MELETTI, LA REPUBBLICA R2 CULTURA, 9/2/2014

L'altra faccia della Concordia. Non la fiancata della nave rimasta sommersa per mesi. La faccia raccontata da Luca Cari, responsabile della comunicazione di emergenza dei Vigili del Fuoco, è il volto nascosto della tragedia del Giglio, rimasto tale nonostante le centinaia di telecamere e di taccuini arrivati da tutto il mondo. «C'è una nave in difficoltà vicino al Giglio…Ci sono a bordo 4.200 persone». Un diario in diretta. Luca Cari è un giornalista in divisa, quella dei Vigili del Fuoco. E racconta il Giglio con gli occhi e le parole degli altri uomini in divisa. Il soccorso, spaccando vetri che non si volevano rompere. Le immersioni nel mare buio, il primo viaggio dentro la nave, dove tutto è capovolto. La gioia per i salvati, il dolore per i morti.

Ci sono solo i nomi e cognomi dei Vigili del Fuoco, nel diario. Uomini – e questa è la rivelazione del libro – capaci di atti eroici ma anche capaci di piangere, di avere gli incubi, di sentire dentro la paura. Uomini che nonostante questo non sono fragili. «Dobbiamo trovarla, quella bambina». Il grazie della madre. Poi, per sette giorni, non si riuscirà a chiudere gli occhi. Qualche volta è permesso piangere, ma lontano dalle telecamere.

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri

IL LIBRO: IL RACCONTO DI LUCA CARI, COMANDANTE DEI VIGILI DEL FUOCO E RESPONSABILE DELLA COMUNICAZIONE. «CENTINAIA DI LUCI IN ACQUA E URLA DI SPAVENTO»â€‹

 

LA TELEFONATA E I SOCCORSI, LE ULTIME ORE DELLA CONCORDIA 

L'allarme «Grosseto ha ricevuto chiamate per un natante in difficoltà, a bordo ci sono 4.000 persone»

 

R.R., IL CORRIERE DELLA SERA , 18/3/2014

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri

Una tragedia collettiva vista da un protagonista. Uno che c'è

stato dall'inizio, che ha passato la prima settimana quasi senza

mangiare per correre dietro ai soccorsi, al coordinamento, alle

famiglie delle vittime. Â«Grosseto ci ha avvisato che stanno

ricevendo chiamate per una nave in difficoltà a due miglia

dall'isola del Giglio... con quattromila e duecento persone a

bordo». Â«Così tanti? Controlliamo meglio». Venerdì 13 gennaio

2012, le dieci e mezzo di sera. Luca Cari, il comandante dei vigili

del fuoco responsabile della comunicazione per il Corpo,

entra così, con una telefonata d'allarme che pare uno sbaglio,

in questa storia di tutti noi, che ha danneggiato le coscienze

collettive e l'immagine stessa dell?Italia nel mondo. E così comincia il suo libro, Mai più Concordia , appena uscito per Stampa Alternativa: 125 pagine di racconto duro, talvolta amaro, che non mancheranno di sollevare qualche polemica.Dall'incredulità di quelle prime ore alla corsa affannosa verso l'isola, sull'Aurelia ancora avvolta dalle tenebre d'una notte troppo lunga, non ancora rischiarata da un'alba che s'annuncia piena di grida e di paura. Dai primi interventi di quei pompieri eroici di cui sappiamo infine i nomi, Stefano Turchi e Paolo Scipioni, su e giù dentro l'acqua gelata a confortare, imbragare nei salvagente, trascinare a secco sugli scogli turisti smarriti, spaventati, spesso singhiozzanti, all'angoscia di una sessantenne francese, la prima vedova accertata di questo dramma, che invoca nel buio il nome del suo Pierre tra le braccia dei suoi salvatori, mentre quelli scuotono il capo perché per Pierre non c'è più niente da fare. E ancora: la frenesia attorno alla carcassa immane del piroscafo, che qui chiamano la Zoccola, con rancore, con odio da nemici. Migliaia di esseri umani che «urlano tutti assieme e fanno accapponare la pelle». «Centinaia di lucine in acqua», così tante da far sembrare il mare un tappeto. Gli atti di piccolo grande coraggio, come quello del gigliese che s'arrampica a bordo per dare una mano, «uno che non si trova dentro la Concordia per destino, ma sceglie d'esserci e di rischiare la vita non per dovere bensì per umanità... credo sia lui il vero eroe di tutta questa storia, se proprio tocca trovarne» scrive Cari. Una specie di Schettino alla rovescia, diremmo noi, se terrà processualmente l'idea che il comandante se la sia squagliata in anticipo anziché restare doverosamente sulla propria nave. Tanti angeli con la divisa, con diverse divise, agirono quella notte e nei giorni successivi, su uno scoglio «chiuso per l'inverno» e che non riusciva a credere di essere balzato al centro delle cronache planetarie. Tanti dispersi da salvare: «Le cifre assomigliano a un elastico che s'allarga e si stringe senza criterio». Quei trentadue che non sono più tornati. E infine i media, per i quali il comandante Cari usa parole dure, perché talvolta hanno trasformato «la tragedia in reality», le acque attorno al relitto in un «circo» di telecamere, senza rispetto. Ma questo, purtroppo, è un capitolo mai finito.

TUTTO IL DOLORE DELLA CONCORDIA SUI VOLTI DEI VIGILI DEL FUOCO 

 

LAURA MONTANARI, LA REPUBBLICA FIRENZE, 26/01/2014

Questa non è l' ennesima ricostruzione della notte in cui è naufragata la Costa Concordia, questo è un libro sui soccorritori dei vigili del fuoco. Nomi che nella maggior parte dei casi nessun lettore ha mai sentito e che pure in quella notte del 13 gennaio hanno rischiato la vita per salvare i passeggeri e nei mesi seguenti hanno rischiato la vita per riconsegnare un corpo ai famigliari di questa tragedia costata 32 vite. Luca Cari, autore di «Mai più Concordia» è l' uomo che ha tenuto i fili della comunicazione per i vigili del fuoco. Il suo è un racconto fatto di particolari e di umanità, un dietro le quinte di un osservatore che portava una divisa. «I piani rovesciati non sono soltanto quelli della Concordia in cui le pareti sono finite al posto dei pavimenti, ma quelli di chi è stato trascinato in una tragedia assurda», sono rovesciati, scrive Luca Cari in questo piccolo volume pubblicato da Stampa Alternativa, anche i piani degli abitanti dell' isola del Giglio. Particolarmente toccanti le pagine sul recupero delle vittime e sul peso che quell' operazione ha sulle facce e sui pensieri dei sommozzatori che via via riemergono dal relitto.

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri
MAI PIU' CONCORDIA 

 

GIUSY FEDERICI, MENSILE IL VIGILE DEL FUOCO, 1/2014

Sono passati più di due anni dal naufragio della Costa Concordia davanti l’isola del Giglio. Quel carico di morte, polemiche e

rabbia è diventato un lutto collettivo. Per chi, come i Vigili del Fuoco, dentro quella nave maledetta hanno subito portato

soccorso, un ulteriore carico di orrore e pietà si è infilato nei ricordi più profondi, fino all’anima, e sembra non uscirne più.

Eppure raccontare il proprio dolore è sempre terapeutico, anche se non sarà mai consolatorio. Lo racconta, con il libro Mai

più Concordia, Luca Cari, responsabile della comunicazione d'emergenza del Dipartimento dei Vigili del Fuoco. “La storia dei

piani rovesciati raccontata da chi è entrato nel ventre maledetto”, recita il sottotitolo anticipando che non sarà la solita lettura.

Cari è un testimone oculare perché ha vissuto il soccorso e perché nel ventre maledetto c’è stato. Ed è anche una voce c

ollettiva perché, attraverso il libro, fa parlare i protagonisti, i soccorritori e le 32 vittime di quello che l’autore chiama “un

intervento di soccorso infame”. I Vigili del Fuoco sono per natura schivi, abituati a lavorare a testa bassa in ogni emergenza,

sempre “a sputare sangue nel lavoro che fanno, sempre spalle alle telecamere”. L’autore ripercorre tutta la vicenda della

Costa Concordia, dalla prima telefonata che arriva verso le 22.30 di quel venerdì 13 gennaio 2012, un’ora dopo l’inizio della

fine. Nessuno, all’inizio, crede che una nave carica di 4.200 persone in crociera da Civitavecchia a Savona si sia inclinata e stia

affondando. Ma quando arrivano i primi soccorritori, tra loro anche i preziosi speleosommozzatori del Corpo, la scena è

surreale, migliaia di naufraghi che urlano, migliaia di lucine dei giubbotti salvagente che sono un fiume nel mare nero, la lotta

contro il tempo per salvare più vite possibili, un filippino dell’equipaggio è il primo. Attraverso Luca Cari parlano tutti, il

comandante di Grosseto Ennio Aquilino (il Giglio è sotto la sua competenza) e poi gli altri, da Massimo del centro operativo a

Stefano e Paolo, i due sommozzatori che per ore traghettano i superstiti in salvo; poi Andrea e Alberto e tutti gli altri

soccorritori, compresi gli abitanti del Giglio, e le vittime, ognuno chiamato con il proprio nome, perché quella notte si

intrecciano i destini di tutti. E le emozioni, coniugate in ogni sfaccettatura: dalla gioia ogni volta che si salva una vita, al senso di impotenza quando si trovano i cadaveri, impotenza che diventa vertigine quando la vittima è una bambina di 5 anni, la tenerezza di aver trovato, mentre si sostituisce la batteria di alcune apparecchiature sulla nave, l’orsacchiotto di un bambino che si è salvato con il padre ma che non riesce a dormire senza. Èuna condivisione corale, nel bene e nel male. Cari è responsabile della comunicazione d'emergenza e questo deve fare ma, confessa, non è stato così semplice perché l’emergenza, al Giglio, c'è stata anche nel rapporto con i media, cronisti e inviati della carta stampata, di televisioni e radio locali, nazionali e internazionali, in una babele di lingue e di interpretazioni, la tragedia “a volte trasformata in reality”. E se è vero che “non si può tacere”, che è la prima regola d’ingaggio qua al Giglio”, sempre verificando la notizia con il Centro operativo nazionale, c’è anche da fare i conti con i parenti dei dispersi che, se morti o ritrovati, è giusto che siano informati dai Vigili del Fuoco e da chi di dovere prima di sentirlo in tv. La vita di chiunque abbia avuto a che fare con la Concordia è uno dei piani rovesciati di cui parla l’autore. Anche Luca Cari entra nel ventre maledetto, al ponte 4. Molte cose gli rimangono impresse, le chiazze di sangue “come nella scena di un crimine”, la montagna di scarpe lasciate a bordo dai naufraghi, tra mille pensieri capisce perché i “suoi” uomini chiamino la Concordia Zoccola. Perché i Vigili del Fuoco, oltre che lottare contro il tempo, hanno operato in una situazione mai accaduta prima al mondo, di una difficoltà estrema, sapendo che se la nave si fosse inabissata non avrebbero avuto scampo. Però non esiterebbero un attimo a rifarlo, se servisse. “Non voglio sapere più nulla della Concordia”, scrive Luca Cari. Ma, ammette, non se ne esce facilmente e anche questo è un piano rovesciato.

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri
MAI PIU' CONCORDIA 

 

MENSILE SPECCHIO ECONOMICO, FEBBRAIO 2014

Il libro narra la vicenda del naufragio più insensato della storia: quello della nave da crociera

Costa Concordia. Come responsabile delle relazioni con la stampa del Dipartimento dei Vigili

del Fuoco, l’autore è subito intervenuto nell’isola del Giglio. Il racconto del naufragio avviene attraverso sensazioni vissute sulla pelle: gioie e dolori di chi ha incontrato «la città

galleggiante», quelle dei vigili del fuoco che hanno salvato vite e recuperato corpi, quelle dei

parenti dei dispersi. In questo racconto in presa diretta c’è anche la storia di un altro

naufragio: quello dell’informazione, che è stata in grado di trasformare il dramma in un

reality ad alto consumo.

 

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri
IN USCITA IL LIBRO "MAI PIU' CONCORDIA"
La storia dei piani rovesciati raccontata da chi è entrato nel ventre maledetto: Luca Cari
 
CORRIERE DI MAREMMA, 14/1/2014
Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri

ISOLA DEL GIGLIO - Esce in occasione del secondo anniversario del naufragio il libro: "Mai più

Concordia. La storia dei piani rovescati raccontata da chi è entrato nel ventre maledetto. L'autore

è Luca Cari, giornalista pubblicista. Dopo aver collaborato per anni con varie testate, tra cui Il

Tempo e Il Messaggero, nel 1993 entra nel corpo nazionale dei vigili del fuoco.  Esperto di

comunicazione, dal marzo 2006 ha assunto al Viminale l'incarico di responsabile delle relazioni

con la stampa del dipartimento dei vigili del fuoco. Sin dal primo istante, è intervenuto per il

naufragio della Costa Concordia. In questo libro, il naufragio della Concordia è raccontato da un

angolo di osservazione nuovo: da dentro la pancia rovesciata della nave e non dalla banchina del

porto, da dove il mondo intero è riuscito a sbirciare grazie lo spiraglio della finestra lasciata aperta

dai media. "Mai più Concordia" è il racconto del naufragio fatto da un insider che segue la scia lasciata dai sentimenti, dai dolori, anche dalle gioie cui l'autore assiste nello spazio violato della nave del post-naufragio. Storie inedite, mai trapelate, che superano la semplice descrizione di dinamiche e responsabilità. Il libro, edito da Stampa Alternativa, si può acquistare al costo di 12 euro, digitando il codice ISBN: 978-88-6222-383-6.

QUELLA NOTTE AL GIGLIO 

 

ANTONELLA FIORI, SETTIMANALE VERO, 20/2/2014

Siamo stati sommersi dalle immagini della Tv. E da certe frasi indimenticabili. Come quella

rivolta al comandante Schettino: "Torni a bordo ca...o!". Adesso c'è una versione diversa dell'incidente della nave Concordia, raccontata da Luca Cari responsabile della comunicazione

di emergenza dei Vigili del Fuoco. "C'è una nave in difficiltà vicino al Giglio, ci sono a bordo 4200 persone". Cari narra il soccorso spaccando i vetri che non si volevano rompere, le immersioni

nel mare nero come la pece. La gioia per le persone salvate e il dolore per il ritrovamento dei

cadaveri.

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri
CONCORDIA, RACCONTO IN PRESA DIRETTA

 

PA. B., IL MESSAGGERO VITERBO, 28/1/2014

VITERBO - Un libro per raccontare un altro punto di vista su uno dei disastri che resterà nella storia
degli ultimi decenni: quello della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio. Un naufragio raccontato
da un angolo di osservazione nuovo: da dentro la pancia rovesciata della nave e non dalla banchina del
porto, così come spesso filtrato dai resoconti dei media e dalle immagini televisive. “Mai più Concordia”
per le edizioni Eretica (Stampa alternativa) è il titolo del libro scritto da Luca Cari, giornalista pubblicista,
vigile del fuoco oggi responsabile delle comunicazione d’emergenza del dipartimento del Corpo. Cari,
che vive a Civita Castellana, presenta una testimonianza diretta ma soprattutto tecnica, da parte di chi,
sin dal primo giorno, è intervenuto dopo il tragico naufragio. In oltre 100 pagine, Cari racconta anche
storie inedite e mai trapelate. Storie che, afferma lui stesso, “superano la semplice descrizione di
dinamiche e responsabilità”. Nel volume si descrive il dramma della Concordia come “la vicenda più
insensata della storia della marineria civile, mille volte più del Titanic”. Un racconto del naufragio che
avviene attraverso sensazioni vissute sulla pelle, descrivendo gioie, dolori, lacerazioni di chi era a bordo

della grande nave. Ma anche dei parenti dei dispersi e di quanti, nei lunghi giorni del post-affondamento, hanno cercato di soccorrere ed evitare anche una catastrofe ambientale in uno degli scenari più belli d’Italia.

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri
CONCORDIA: AL GIGLIO DUE ITALIE, QUELLA DEL NAUFRAGIO E QUELLA DEI VIGILI DEL FUOCO
​

Presentato in Senato il libro "Mai più Concordia" , di Luca Cari

 

MENSILE SPECCHIO ECONOMICO, DICEMBRE 2014

Presentato in Senato il 18 novembre scorso il libro «Mai più Concordia», edito da

Stampa Alternativa, di Luca Cari, responsabile della comunicazione d’emergenza

del Corpo nazionale dei Vigili del fuoco, che racconta attraverso le emozioni dei

soccorritori il naufragio avvenuto il 13 gennaio 2012 davanti all’Isola del Giglio.

Organizzato dalla senatrice Daniela Valentini, l’evento è stato un tributo al lavoro

compiuto durante il naufragio dai vigili del fuoco, che hanno riempito la Sala

Zuccari di Palazzo Giustiniani. A moderare il dibattito è stato il caporedattore

centrale della cronaca del Tg1 Filippo Gaudenzi e vi hanno preso parte il senatore

Luigi Zanda, presidente del Gruppo PD al Senato, il senatore Nicola La Torre,

presidente della IV Commissione permanente Difesa al Senato, l’onorevole Ettore

Rosato, segretario d’Aula alla Camera dei Deputati, l’ing. Gioacchino Giomi, capo

del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, Sergio Ortelli, sindaco dell’Isola del Giglio. 

Un riconoscimento unanime all’opera dei vigili del fuoco è arrivato dai relatori, che

hanno ricordato l’eccezionale intervento in occasione del naufragio e di ogni giorno

al servizio del Paese. Per il senatore Zanda al Giglio «sono emerse due Italie, una

fatta di bullismo, incoscienza e vanità che ha portato una nave sugli scogli, poi c’è l’Italia dei vigili del fuoco e dei soccorritori che, con professionalità, coraggio e cuore enorme, salvano le vite umane». La stessa Italia della Concordia, ha proseguito Zanda, ce la ritroviamo in molte altre circostanze, «è quella che costruisce a pochi centimetri dai torrenti che esondano. Dobbiamo correggere questa Italia e dobbiamo farlo attraverso le istituzioni, utilizzando lo strumento legislativo». Le operazioni sulla nave Concordia hanno evidenziato l’elevato livello professionale delle varie specializzazioni presenti nel Corpo nazionale dei Vigili del fuoco che, attraverso un processo di ingegnerizzazione dell’attività di soccorso ha permesso un intervento efficace, svolto in condizioni eccezionali e in uno scenario mai sperimentato. Nonostante l’elevata pericolosità delle operazioni svolte non vi è stato nessun infortunio a dimostrazione delle peculiarità direttive, formative e di pianificazione presenti nella struttura del Corpo nazionale. «Mai più Concordia» fa parlare ancora della nave maledetta, con le voci dirette dei vigili del fuoco rimasti finora anonimi, «protagonisti e vittime insieme di un intervento di soccorso infame», scrive Luca Cari.  

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri
CONCORDIA: RACCONTO POMPIERI, NOI NEL VENTRE MALEDETTO
In un libro dolore e paura di chi c'era, migliaia di luci in acqua

 

MATTEO GUIDELLI, ANSA, 13/1/2014

(ANSA) - ROMA, 13 GEN - Ci sono "migliaia di esseri umani" che urlano tutti assieme e "fanno accapponare la pelle" e le

centinaia di lucine in acqua, così tante "da far sembrare il mare un tappeto"; ci sono la "montagna di scarpe" rimasta

nella nave nella fretta di abbandonarla e le "chiazze di sangue dappertutto"; c'è la voce pazza di gioia del pompiere che

per radio comunica di aver individuato l'ultimo sopravvissuto e quella rotta dalla disperazione del vigile del fuoco che si

trova a tu per tu con il corpo della povera bambina di 5 anni. A due anni dal naufragio, esce "Mai più Concordia"

(Edizioni Stampa Alternativa, 112 pagine, 12 euro, da domani in libreria) il racconto con cui Luca Cari, il responsabile

della comunicazione d'emergenza del Dipartimento dei Vigili del Fuoco, fa parlare chi in quella nave maledetta c'è stato

e, ancora oggi, si porta appresso l'orrore di quel che ha visto. Un racconto "da dentro" con le parole di Riccardo, Paolo,

Stefano, Ennio, Roberto, Maurizio, Andrea, Angelo e tanti altri vigili del fuoco fino ad oggi anonimi: per "far conoscere i

sentimenti rimasti impigliati dietro le cronache dei soccorritori, protagonisti e vittime di un intervento di soccorso

infame". E così si scopre che per questi uomini, la Concordia è la 'Zoccola'. E si scopre la paura per il buio più assoluto

in cui hanno dovuto operare e la consapevolezza di non avere via d'uscita se la nave fosse sprofondata. Ma Luca

racconta anche le difficoltà con le quali i soccorritori si sono confrontati per salvare i vivi e recuperare morti: non c'erano

"manuali o procedure", perché "nessuno sulla faccia della terra ha mai fatto un intervento del genere". E dunque "a chi

sta dentro non resta che sperimentare sulla propria pelle questa prima volta". Le testimonianze dirette confermano

anche quel che hanno detto più volte i passeggeri: non c'è stata alcuna evacuazione ordinata. Quando, qualche giorno

dopo il naufragio, l'autore sale sulla nave, la cosa che più lo impressiona è "il rosso che segna il bianco dei piani

d'appoggio: chiazze di sangue dappertutto, con manate stampate sulle pareti che sembra la scena di un crimine. Niente

ordine per uscire durante il naufragio, solo panico e cadute e ferite e anche ossa rotte". La storia della Concordia, per

Cari, diventa dunque una storia di piani rovesciati, che non sono solo quelli materiali della nave ma anche quelli "di

ognuno che è stato tirato dentro il dramma del Giglio: i piani di vita di 32 persone, dei loro parenti, degli abitanti, dei

soccorritori, per i quali non ci sarà alcuna operazione di recupero". E l'informazione, che ha trasformato in alcuni casi

"una tragedia in un reality". Anche gli italiani ci mettono la loro, inviando ai vigili del fuoco centinaia di mail: ancorate la

nave; mettete palloni da basket per evitare che affondi; chiudete lo squarcio come si fa con l'angioplastica; fate barriere

contro le onde. "Per la Concordia non c'è ritegno, non c'è rispetto. In un attimo - si legge nel libro - gli italiani si scoprono tutti tecnici, alla stessa maniera di quando c'è il campionato del mondo di calcio e tutti si sentono allenatori". Quel che più interessa a Cari, però, è far capire le difficoltà di chi interviene in queste tragedie. Perché "non è vero che ci si abitua ai morti" e perché "ci sono cicatrici che restano per sempre e devi stare attento ogni volta a fare in modo che non vadano a sovrapporsi, perché una sull'altra diventano insopportabili". E' questo il motivo che spinge i soccorritori, dopo un intervento, a stare ancora insieme, cercando di scacciare certe immagini, o quantomeno di tentare di trovare una spiegazione. "E' meglio non dire a nessuno come fanno i pompieri a salvarsi dall'impazzire ogni volta", scrive l'autore. Che poi però lo dice, come fanno. Raccontando la storia di Francesco Boaria, Modesto Dilda e Luca Scaldaferro, i pompieri che ritrovano l'ultimo sopravvissuto, "Gli è stato regalato il miraggio che è di ogni soccorritore - scrive Luca - di ognuno che rischia la pelle per salvare quella di qualcun altro. Di uno che nemmeno conosci ma per il quale sei disposto a mettere a rischio la possibilità di tornare a vedere figli, mogli, madri, amici".

 

www.ansa.it 

Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri
COSTA CONCORDIA: IN UN LIBRO STORIA NAUFRAGIO NEL RACCONTO SOCCORRITORI
 

GIUSEPPE CIONTI, ASCA, 14/1/2014

(ASCA) - Roma, 14 gen 2014 - Un libro per raccontare un ''altro punto di vista'' su uno dei

disastri che resterà nella storia degli ultimi decenni: quello della Costa Concordia al largo

dell'isola del Giglio. Un naufragio ''raccontato da un angolo di osservazione nuovo: da dentro

la pancia rovesciata della nave e non dalla banchina del porto'', così come spesso filtrato dai

resoconti dei media e dalle immagini televisive. ''Mai piu' Concordia'' è il titolo del nuovo

libro scritto da Luca Cari, giornalista pubblicista, Vigile del fuoco ed oggi responsabile delle

relazioni con la stampa del Dipartimento del Corpo. Una testimonianza diretta, ma 

soprattutto 'tecnica', da parte di chi, sin dal primo giorno, è intervenuto dopo il tragico

naufragi. In oltre 100 pagine, per le edizioni ''Eretica'', Cari racconta anche storie inedite e

mai trapelate. Storie che, afferma lo stesso Cari, ''superano la semplice descrizione di 

dinamiche e responsabilità''. Nel volume si descrive il dramma della Concordia come ''della

vicenda piu' insensata della storia della marineria civile, mille volte piu' del Titanic''. Un racconto del naufragio che avviene attraverso sensazioni vissute sulla pelle, descrivendo gioie, dolori, lacerazioni di chi era a bordo della grande nave ma anche dei parenti dei dispersi e di quanti, nei lunghi giorni del post-affondamento, hanno cercato di soccorrere ed evitare anche una catastrofe ambientale in uno degli scenari piu' belli d'Italia.

Luca Cari Mai più Concordia Vigili del Fuoco
GIGLIO: CONCORDIA, IN UN LIBRO DI LUCA CARI IL RACCONTO DEI POMPIERI

 

ADNKRONOS, 19/1/2014

Roma, 19 gen. (Adnkronos) - "Ho sentito qualcosa". La voce irrompe inattesa sul canale settantuno della

banda marina e porta all'improvviso nell'aria della notte un'emozione che distribuisce adrenalina nelle

vene. Inizia così il salvataggio degli sposini coreani dopo ventiquattro ore dal naufragio, con il grido del

caposquadra dei Vigili del Fuoco che li ha individuati nel ventre della nave. "Sto bene", urla invece al

telefono l'ultimo dei sopravvissuti, appena tirato fuori dai soccorritori. A raccontarlo in 'Mai più Concordia'

(ed. Stampa Alternativa, 112 pagine, da pochi giorni in libreria) è Luca Cari, subito intervenuto al Giglio

come responsabile della comunicazione d'emergenza del Dipartimento dei Vigili del Fuoco. Il racconto del

naufragio avviene attraverso sensazioni vissute sulla pelle: gioie, dolori, lacerazioni di chi ha incontrato sul

proprio cammino la città galleggiante che s'è arenata sugli scogli del Lazzeretto, quelle dei Vigili del Fuoco

che hanno salvato vite e che hanno recuperato corpi, quelle dei parenti dei dispersi. Nella sua storia, Cari fa

infatti emergere qualcosa che mancava per chiudere il cerchio delle conoscenze, "le impressioni di chi ha

vissuto le conseguenze del naufragio".Nel libro 'Mai più Concordia' ci sono emozioni riportate senza filtro,

mantenute autentiche nei racconti che l'autore ha scritto in diretta e mai divulgato. "A metterle allo scoperto

dopo due anni -scrive Luca Cari- mi spinge il desiderio di far conoscere i sentimenti rimasti impigliati dietro

le cronache, soprattutto quelli dei miei colleghi, protagonisti e vittime insieme di un intervento di soccorso infame". Lo fa raccontando le storie, le paure, le gioie di Andrea, Maurizio, Roberto, Ennio, Fabio, Francesco, Modesto, Luca, protagonisti scelti per rappresentare tutti i Vigili del Fuoco che sono intervenuti per il naufragio, gli stessi che operano in Italia ogni giorno, "sempre spalle alle telecamere", come sottolinea Cari nella dedica che fa a loro. Perché "i piani rovesciati, alla fine, non sono solo quelli materiali della nave, rimessi in piedi dopo venti mesi dall'affondamento. Sono anche quelli d'ognuno che è stato tirato dentro il dramma del Giglio: i piani di vita delle trentadue vittime, dei loro parenti, degli abitanti dell'isola, dei soccorritori, per i quali non ci sarà alcuna operazione di recupero". Tutti rovesciati in un attimo. Alle 21,42 del 13 gennaio 2012, un venerdì 13 qualunque. Nella selezione delle esperienze vissute al Giglio, Cari inserisce quella del rapporto con il mondo dell'informazione, che a volte ha "trasformato il dramma del naufragio in un reality ad alto consumo", i consigli ai soccorritori da parte degli italiani su come rimuovere o raddrizzare la nave, una psicosi che spinge in tanti a dire la propria con valanghe di mail e fax. Così si scopre che per qualcuno basterebbe mettere "palloni da basket" nello scafo per evitare l'affondamento, mentre per altri ci vorrebbe un "intervento di angioplastica" per chiudere la falla."Quello del naufragio della Concordia -rimarca Luca Cari- è stato per i Vigili del Fuoco un soccorso senza precedenti, per il quale non esistevano procedure d'intervento stabilite. Un intervento che ha avuto un costo notevole anche sotto l'aspetto psicologico".​

Luca Cari Mai più Concordia Vigili del fuoco
LIBRI: CONCORDIA, IL NAUFRAGIO "PIU' INSENSATO DELLA STORIA"

 

STEFANO BARRICELLI, AGI, 20/1/2014

Roma, 20 gen. - Una "città sottosopra" di 4.200 abitanti, immersa per oltre metà 

nell'acqua. Il naufragio "più insensato della storia, mille volte più del Titanic". I 

protagonisti e le vittime di un "intervento di soccorso infame", con la morte in

continuo agguato. C'è questo e molto altro ancora in "Mai più Concordia", "la storia

dei piani rovesciati raccontata da chi e' entrato nel ventre maledetto" di quella che,

alle 21,42 di un qualsiasi 13 gennaio, diventata l'unità da crociera più tragicamente

famosa del mondo con i suoi 32 morti. L'insider autore del libro (edizioni Stampa

Alternativa) è Luca Cari, dal 2006 responsabile delle relazioni stampa del dipartimento

dei vigili del fuoco. Il suo racconto comincia da una telefonata - quella arrivata sul suo

cellulare a nemmeno un'ora dal disastro dal Centro operativo nazionale del Viminale

e che avvertiva genericamente di "una nave in difficoltà"- ma non è la ricostruzione dell'incidente e delle sue responsabilità :pagina dopo pagina, tessera dopo tessera, Cari ricompone il puzzle inedito dei sentimenti, delle paure, delle gioie e delle sofferenze dei tanti, sconosciuti vigili del fuoco che un lavoro interpretato come missione porta a strappare alle viscere metalliche del relitto prima tante vite che in moltidavano per perse e poi, nei giorni successivi, e sempre arischio della vita, i cadaveri dei dispersi. "Non mi viene di esaltare con i mass media i gesti deisingoli durante un'emergenza", ammette Cari, che qui porta con mano sicura il lettore a conoscere i nomi e le facce di tanti colleghi-eroi, che vedo "sputare sangue nel lavoro che fanno", sempre "spalle alle telecamere". Ma nel racconto in presa diretta c'è spazio anche per unaltro naufragio, quello dell'informazione che giorno dopo giorno, sarebbe stata capace - come già in altre circostanze - di trasformare il dramma del Giglio in un "reality" ad altoconsumo, in un "talk show a cielo aperto" affollato di esperti a volte improvvisati e dove una notizia sbagliata, solo perchè ripetuta più volte, diventa "vera", o almeno impossibile da smentire.

Luca Cari Mai più Concordia Vigili del fuoco
LE ORE EMOZIONANTI E I GIORNI TOCCANTI DEL NAUFRAGIO PIÙ INSENSATO DELLA STORIA

 

FELICE LAUDADIO, SOLOLIBRI.NET, 13/1/2015

Sono le 22,30 di venerdì 13 gennaio 2013, quando il Centro operativo nazionale dei Vigili del Fuoco chiama il

responsabile comunicazioni di emergenza del Corpo, Luca Cari, che sta tornando a casa. Al Comando di Grosseto

arrivano telefonate che parlano di una nave in difficoltà a due miglia dall’isola del Giglio. Passeggeri dicono di avere

avvertito un sussulto, un forte boato e parlano di un blackout elettrico, ma non c’è conferma, non è arrivata una richiesta

di soccorso ufficiale. Si tratta di un grande transatlantico della Costa Crociere, 4200 persone a bordo. È cominciata la fine

della Concordia.

Nessun SOS, dunque, però qualcosa non torna. È in corso un’evacuazione controllata, dicono adesso i colleghi. Poco dopo,

un colpo allo stomaco. È la mezzanotte del 14 gennaio, le chiamate si rincorrono: c’è un’evoluzione negativa... panico... i

primi tre morti. La tragedia di una bella nave, di 32 vite e di tanta gente a bordo e non solo, è in pieno svolgimento. È

dedicata a loro e ai Vigili del Fuoco che affrontano il pericolo senza curarsi delle telecamere che li riprendono, il libro nel

quale Luca Cari ricostruisce la storia dei ponti capovolti e dei piani rovesciati nelle viscere del gigante del mare e nella

coscienza dei protagonisti, “Mai più Concordia”, per Stampa Alternativa, 128 pagine 12 euro. I primi soccorritori ricordano

un grande frastuono. A qualcuno erano sembrati gabbiani, prima di comprendere che si trattava di persone che gridavano.

Il disastro della Concordia è un urlo indistinto di migliaia di esseri umani e un brulicare di lucine in acqua. E sugli scogli

altre lucine affannate, centinaia. Erano le torcette stroboscopiche in dotazione ad ogni giubbotto salvagente. L’inferno del

naufragio della Costa Concordia è acqua gelida dodici-tredici gradi, oggetti che cadono in mare dall’alto della balena

arenata che si piega, natanti di soccorso che sfidano condizioni di scarsa visibilità, onde di risacca che battono con forza,

gente che patisce terrore, ipotermia, infarti, annegamenti, che resta intrappolata all’interno. Dalle 21,42 del 13 gennaio a

poco prima delle 5 del mattino successivo sulla grande nave è tutto finito. Ora l’apocalisse è sul molo. Sono tanti, che non

sanno dove mettersi per quanti sono. Cari riesce a comunicare la voglia febbrile dei colleghi di fare, di aiutare, di salvare.

Affrontano il rischio dell’affondamento della nave – che in quei momenti credevano imminente – pur di raggiungere chi

sentono gridare nella pancia rovesciata, le persone intrappolate, ferite dai mobili crollati, al buio, al freddo. Tutti disorientati

dal ribaltamento, salvatori e salvati: pareti diventate pavimenti, corridoi trasformati in pozzi, scale in parapetti, porte

verticali ora quasi orizzontali sotto i piedi. Peggio, l’inclinazione è incompleta, solo 80°. Tutto è obliquo e starci sopra è difficile. La nave che si adagia sugli scogli, scivolando su Cala Lazzaretto, emette un lamento di ferraglia grattata, lugubre per chi è dentro. Il rischio è senza fine. La paura pure. Quando gli ultimi Vigili tornano al Giglio sono le 7,30 (altri due naufraghi saranno salvati il 15 gennaio e l’ultimo 38 ore e 30 minuti dopo “l’inchino” fatale). Ma il vero eroe per Cari è un civile gigliese, salito sulla Concordia per dare una mano. Uno che si è introdotto non per dovere ma per umanità. Una lezione per chi avrebbe dovuto abbandonare per ultimo quella nave mutilata, come la legge del mare gli imponeva. Luca non ha parole di accusa. Preferisce raccontare le ferite interiori, i morsi dentro, il dolore di chi per settimane, mesi, ha continuato a lavorare nel relitto e a rischiare, ogni giorno, non più per salvare vite, purtroppo, ma per restituire una verità e un corpo da piangere.
Quanto ad un sopravvissuto, in particolare, oltre alla legge degli uomini, sarà soprattutto la sua coscienza a chiedere il conto di quei piani rovesciati.

 

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Luca Cari Mai più Concordia vigili del fuoco pompieri
A BORDO DELLA CONCORDIA

 

RAFFAELLA CALANDRA, RADIO 24 - IL SOLE 24 ORE, STORIACCE IL BLOG, 14/7/2014

Isola del Giglio - Ora che la nave si prepara al suo ultimo viaggio, ora è il momento per tornare

a bordo. Ora che la Concordia è di nuovo dritta e in grado di galleggiare,  ora che il clima è più

disteso e i bambini si tuffano all’ombra della grande nave, ora si deve ritornare dentro questa

storia di piani rovesciati. E vite interrotte. Ritornare all’inizio, a quella notte, con chi- suo

malgrado – è sempre in prima fila in tutte le emergenze. “Una vibrazione, che è un presagio”.

Comincia dalla voce del telefono Luca Cari il suo racconto di quella notte, il 13 gennaio 2012. E’

il responsabile comunicazione dei Vigili del Fuoco, il corpo delle emergenze, per definizione.

E non c’è notte, giorno, festa o vacanza che tenga per loro. Lui, come i suoi colleghi, sono per la 

loro famiglia sempre più spesso “dispersi”, inabissati dentro l’ultima crisi. Come quella che si

spalancò a lui quella notte, quando gli riferirono che quattromila persone erano a bordo di una

nave in difficoltà, al largo del Giglio. Che le telefonate stavano aumentando con le richieste di

intervento. Che il panico cresceva. Che la luce ad un certo punto era saltata. Che proprio non

c’era più concordia. “Mai più Concordia” (eretica edizioni, 125 pagg, 12 euro), il titolo del libretto

che ci racconta una delle storie più mediatiche degli ultimi anni, viste dall’altra parte. Dalle parte di chi è sempre dentro le emergenze. I vigili del fuoco. Luca è a letto alle prime telefonate, ma poi la frequenza delle chiamate si intensifica. E il livello di  preoccupazione sale. Il suono della sirena che sente sullo sfondo di chi è già arrivato non lo rassicura per niente, rispetto a quella “evacuazione ordinata in corso”. E quando la notizia comincia a girare – le richieste e le pressioni dei giornalisti per avere informazioni aumentano – allora capisce che non può restare fermo. Poco dopo inizierà anche la conta dei morti. E anche quella “bisogna saperla fare”, scrive Cari. E in quei casi è tutt’altro che facile: e quando si dà un numero alla stampa, quello deve essere. “Mon Mari Pierre!”, urla una signora ai soccorritori. Le voci dei naufraghi rimbombano nel silenzio dell’isola, in una notte d’inverno. Siamo dentro i meccanismi delle emergenze in queste pagine, seguiamo come passo passo l’allerta si dilati, coinvolga sempre più persone, vediamo come i vigili del fuoco la gestiscono, come operano. Entriamo subito dentro “il ventre maledetto”. E quello che noi cronisti potevamo solo immaginare, quando siamo arrivati vicinissimi alla nave e vedevamo quei corridoi inclinati, le cabine sventrate, l’enorme balena piegata, i vigili del fuoco- con tutte le loro squadre speciali – lo provarono personalmente. Quel mondo capovolto. “Una città sottosopra di cinquemila abitanti, immersa per oltre metà nell’acqua”. Anche in quel mondo capovolto comunque bisognava andare e cercare eventuali sopravvissuti e i vigili del fuoco lo fanno, subito. E lì dentro, in quelle cabine diventate un pozzo, in quei saloni trasformati in piscine e in incubo ci conducono anche le parole di Luca Cari, che stava lì “a vomitare”, mentre la squadra speciale si immergeva. C’è anche la dimensione umana dei vigili del fuoco in questo racconto particolare, quella dimensione di cui spesso ci si dimentica. Perché sono professionisti, perché sono esperti, perché vivono nelle emergenze. Ma anche loro possono essere sconvolti nello stomaco, dal mare e da una nave inclinata; e nello spirito, da una realtà dove tutto è rovesciato. E una vacanza si trasforma in tomba. C’è tutto questo e ci sono anche piccoli aneddoti privati, come il nome “La Zoccola” con cui avevano cominciato a chiamare la Concordia. Grande Balena, ma anche Zoccola, con ironia tutta toscana: il copyright il suo collega di Grosseto Maurizio Aquilino. Questa mancava al florilegio di appellativi, che noi cronisti abbiamo ascoltato e ripreso in questi due anni. E poi, quando l’emergenza era ormai chiara in tutta la sua gravità, la tragedia divenne reality. E vista dall’altra parte, dalla parte degli operatori, anche questa è stata un’esperienza senza precedenti. Un reality, scrive Luca. Lo condivido in pieno, l’ho detto da subito, da quando quel weekend di due anni fa, con una gamba mezza bloccata da una fasciatura per una brutta distorsione, sono arrivata al Giglio. Mai visti così tanti giornalisti, in uno spazio così ristretto. Con le televisioni di mezzo- o meglio di tutto – il mondo, costantemente in diretta. Con gli alberghi chiusi, le case da vacanza sbarrate e centinaia di persone catapultate lì, per giorni. Con il racconto di Luca ritorno a quei giorni anch’io.  Scopro ora che una squadra andò in incognita anche a bordo della nave gemella- Serena- per studiare com’era fatta la Concordia e sapere ancor meglio come muoversi. Poi la storia divenne sempre più storia di morti, da contare e recuperare. Alla fine, saranno 32. Uno, il cuoco indiano ancora non è stato trovato. E a loro va aggiunto il sub, morto mentre lavorava al cantiere della Concordia. Ora che la Concordia è di nuovo dritta e sta per partire per Genova, ora che sta per chiudersi anche il processo al comandante Francesco Schettino, era il momento opportuno per tornare a bordo. Ripercorrere quel mondo rovesciato, con una guida particolare. Prima che il sipario cali sulla Concordia. E sull’Isola del Giglio, che desidera tornare ad essere solo una bella isola di vacanza.

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FUORI TUTTO! NESSUNA CONCORDIA

 

MARCELLO BARAGHINI, LETTERA 22, 14/1/2014

Ma quante ne hanno dette sul naufragio della terzo millennio, quello della Concordia del comandante fellone. Ci hanno girato cento fiction e altre cento ne gireranno. Nessuna veritiera, naturalmente. Finalmente ne parla, nel libro Mai più Concordia, di Stampa Alternativa / Nuovi Equilibri, uno (Luca Cari) che fruga nelle ferite. E potrete leggerne delle belle, come nelle migliori tradizioni di Stampa Alternativa.

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LE VOCI DELLA CONCORDIA

Ci avevano messo poco ad arrivare. Solo un quarto d’ora di volo e i loro piedi si erano appoggiati sull’asfalto dell’elisuperficie del Giglio. Mezzanotte, grossomodo. A quel punto era cominciato l’incubo.

Appena sparito il rombo assordante del rotore del velivolo, un altro frastuono era salito infatti dal porto per entrargli nelle orecchie.

Gabbiani, avevano pensato. Invece no. Erano esseri umani. Urlavano. Migliaia, tutti assieme. Roba da far accapponare la pelle.

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